Sessismo, lacrime e considerazioni sparse

Ciao Meravigliosa! Questo post che stai per leggere è fatto di cose che mi sono accadute e considerazioni sparse. Non ho ancora tutte le risposte che cerco ma dovevo scriverne, perché – come dico più sotto – tacere non è più un’ opzione.

#1 I commenti per strada

Da qualche tempo ho iniziato ad andare a camminare tutti i giorni. Mi piace e mi fa sentire bene. Mi sveglio presto, faccio colazione, infilo la tuta ed esco. Qualche volta vado nel bosco vicino casa, altre volte, cammino lungo le stradine del mio paese, per variare e non affaticare il corpo. Ma ultimamente mi sono capitati episodi spiacevoli quando esco di casa e cammino in strada. Mi è capitato di sentire commenti sessisti rivolti a me e al mio corpo, essere squadrata da cima a fondo e anche insultata con ferocia perché non mi sbrigavo ad attraversare sulle strisce velocemente.

La mia prima reazione è quella di evitare il conflitto: potrei andare sempre più spesso per boschi, dove il rischio di incontrare esseri umani diminuisce esponenzialmente.

Ma sai che c’è? Non sono responsabile per questi episodi e pensandoci ho deciso di raccontarli, di metterli assieme, e se leggerai fino in fondo al post capirai perché. Ho aggiunto anche altre cose che mi sono successe in passato, perché trovo che siano legate tutte allo stesso filo rosso.

All’inizio non ne volevo parlare, perché mi sembravano episodi umilianti o di poco conto. Non volevo darci peso. Poi mi sono chiesta: “E se fossi stata un uomo? Avrei ricevuto questo stesso trattamento da parte di perfetti sconosciuti?”

#2 Il cretino in posta

Un giorno in posta mentre aspettavo il mio turno si siede uno vicino a me. Inizia a lamentarsi della fila e della lentezza. Io non ci bado. Conosco le persone che lavorano alla posta del mio paese, con me sono sempre gentili, so che sono sottopagati e ci sarebbe bisogno di altro personale. Fanno il loro lavoro, come tutti.

Il tizio esordisce dicendo, rivolto verso di me – che manco lo stavo a guardare:

“Ma quanto è lenta quella lì? (Si riferisce alla signora allo sportello) Sono due ore che stiamo in fila”

Io non rispondo e non lo guardo. Ma dentro di me mi sento avvampare, ma come si permette questo cretino?

“Certo, ci vorrebbe qualcuna di più giovane lì, come te. Non credi?”

Mi volto e lo fulmino con gli occhi, riesco a rispondere solo con un “No.”

Mi alzo e vado allo sportello perché è il mio turno.

Saluto gentilmente e chiamo la cassiera per nome.

“Ciao Irene, sai qui è un casino perché il pc oggi va lentissimo e le operazioni sono rallentate.”

Perché lei si deve giustificare? Lei che è stata insultata? E Perché io non ho saputo dire altro, rimettendo quel cretino al suo posto? Possibile che mi sia uscito solo un “No.”?

Ovviamente tornando a casa e rivivendo la scena nella mia testa gliene ho dette di tutti i colori, rispondendo a tono, ma serve a poco, visto che sono sola e il fatto è già accaduto. In genere quando vengo attaccata da sconosciuti mi sento così sconvolta che la mia prima reazione è restare immobile.

#3 Cappuccetto rosso de ‘sto cazzo

Come quella volta in cui, tornando a casa dall’Università in bus un tizio mi ha chiesto se poteva sedersi vicino a me, ed estraendo il membro mi ha chiesto – senza battere ciglio – se gli “facevo un pompino”.

In pieno giorno. Circondata da persone, lavoratori e studenti, su di un bus di linea. E senza aver mai minimamente interagito con questo individuo. L’unica cosa che ho avuto la forza di dire – non so come, visto che avevo paura e non riuscivo a pensare – è stata intimargli di andarsene subito perché altrimenti mi sarei messa ad urlare.

Perché non ho fatto altro? Perché non sono andata dal conducente? Perché una volta tornata a casa non sono andata a denunciare la cosa ai carabinieri?

Ho solo aspettato la mia fermata, trattenendo le lacrime. E sono scesa.

Arrivata a casa mi sono nascosta in bagno e ho chiamato il mio fidanzato di allora e piangendo gli ho raccontato quello che era successo. Questa è stata la conversazione che abbiamo avuto, non scorderò mai quello che mi ha detto:

“Mentre ero in bus oggi un tizio si è seduto vicino a me, ha tirato fuori il pene e mi ha detto – mi fai un pompino?”

Risata sguaiata dall’altra parte della cornetta. “Si vede che ha visto una come te (una come me??), con gli occhioni grandi da Cappuccetto rosso (COSA?) e si vede che…”

“Ma che cazzo dici? Poteva farmi del male, e se aveva un coltello? Io non l’ho manco guardato, stavo leggendo i miei appunti di storia!”

Ride ancora (ride??). “Si beh, non è successo niente. La prossima volta mettiti vicino al conducente.”

Così. Ridicolizzata e sminuita. Cosa vuoi che sia successo? Ha visto i tuoi occhioni e allora. E allora cosa?

Allora non ho più avuto il coraggio di raccontare questa storia ad altre persone, nemmeno a mia mamma o alle mie amiche. Perché non ne valeva la pena, perché è andato tutto bene, perché sono cose che capitano.

Non sono cose che capitano e basta. Tutti e tre gli episodi che ho raccontato qui sopra sono atti di violenza. Non importa se non mi minacci con un coltello, non importa se urli e basta o se insulti un’altra persona cercando il mio appoggio.

Perché raccontare tutto questo ora?

Perché ho capito che non sono io ad aver fatto qualcosa di sbagliato in tutte queste occasioni – e ce ne sono altre, tante altre, che magari racconterò un’altra volta. Non sono io quella che si deve vergognare per come ha agito, perché in tutte queste situazioni non avevo fatto un bel niente.

La mia unica colpa? Essere nello stesso momento, nello stesso luogo assieme a questi individui.

Non possiamo continuare a stare zitte, quando accadono queste cose. Bisogna reagire in qualche modo, tacere non deve essere più un’opzione. Non smetterò di parlarne, non smetterò di cercare una soluzione. Di informarmi e di leggere. Di sentirmi pronta ad agire nel modo giusto se episodi del genere dovessero ancora accadere.

La questione per me rimane aperta e mi trovo con più domande che risposte.

Ti sono mai capitati episodi simili? Come hai reagito?

In quale modo dovremmo comportarci se ci capitano cose del genere?

Fammelo sapere qui sotto, se ti va.

A presto,

Irene, Lalla, Luisa e Fran

6 risposte a "Sessismo, lacrime e considerazioni sparse"

  1. Cara purtroppo a tutte noi capitano soggetti del genere, fondamentalmente sarebbero da compatire, ma il fatto che siano dei cerebrolesi non li giustifica e hai assolutamente ragione. a me capita, soprattutto in estate di ricevere commenti, anche intesi come complimenti, ma comunque non richiesti e sinceramente anche io, che come sai ho una bella parlantina, in situazioni del genere rimango pietrificata. Il mio ex ragazzo dice che queste persone riescono a colpire il buco che c’è nel nostro cervello. Cioè quella parte di noi che di fronte ad una situazione inaspettata e assurda semplicemente non ha raffronti a cui far riferimento e quindi ti blocca. Come un computer che non ha istruzioni per quella determinata situazione. In generale vedo in giro gente molto arrabbiata, non sanno nemmeno loro contro chi, e quindi appena trovano qualcuno con cui sfogarsi lo fanno. Non è normale, ne sano ne giusto e io penso che noi che ci rendiamo conto di questa realtà (perchè per molti tutto questo è normale!!!!) dobbiamo in primis proteggerci mentalmente, con la consapevolezza di noi stessi, per non farci trascinare o “insudiciare” come voleva fare il tizio in posta che voleva tirarti giù al suo livello, e non dobbiamo farci spaventare come ha fatto il tizio in autobus. Una mia zia molto più sveglia di noi si sarebbe girata dicendogli ” Beh! Tutto qui?” e il tizio sarebbe fuggito a gambe levate. Ti racconto un aneddoto divertente stavo andando a lavoro, cado a piedi perchè era vicino. Era estate, l’anno scorso, avevo un vestito colorato con una bella scollatura lo ammetto (ma tanto non sarebbe cambiato niente) e un omone (tipo operaio) sui 50, “buzzicone” mi passa accanto in senso opposto e mi sussura con vocione da orco ” Che ddio te bbenedica!” io ho capito tre secondi dopo che mi aveva parlato e cosa mi aveva detto ahaha e camminavo cercando di non ridere, perchè davvero non mi vedevo come una bomba sexy! Però il punto è che se una donna fa un commento anche meno palese verso un uomo viene subito etichettata come poco di buono. Ripeto, secondo me la soluzione è avere soprattutto la consapevolezza di noi stesse, questo ci rende più forti e sicure di noi, e magari le prossime volte ci gireremo dicendo ” Scusi! Dice a me?” con aria talmente superiore che gli omuncoli scapperanno a gambe levate!
    p.s. il tizio dell’autobus era da denuncia! E “occhioni” a chi!

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  2. Ciao!
    Da un po’ seguo su facebook pagine che mettono in evidenza il sessismo, il razzismo, l’omofobia e altre violazioni della dignità e dei diritti delle persone che purtroppo ci circondano.
    La prima cosa da fare è diventare consapevoli. Capire che non è colpa nostra se non “stiamo allo scherzo” se non ci viene da “farci una risata” se “è ovvio che ti è capitato sei uscita sola/a quell’ora di notte/ vestita così/ in quel quartiere/ gli hai sorriso…”!
    Poi però anch’io non so cosa poter fare di concreto. Anch’io come te mi blocco ad ogni ” ehy bella figa!” detto per strada e non so cosa fare o rispondere, se non ignorare la cosa.
    Ma penso che dovremmo iniziare a risponde. A dire a voce alta che no, non ci fa ridere! No, non ci fa piacere essere seguite in macchina mentre camminiamo a piedi. Che quella battuta sessista e razzista e omofoba non è divertente e che dovrebbero vergognarsi. A costo di passare da antipatiche o da fighe di legno.
    Se iniziamo a farlo tutte e tutti non saremo più noi quelli antipatiche/ci ma saranno loro a trovarsi in minoranza.
    Non dobbiamo più stare zitte/i.
    Anche se anch’io trovo le parole solo quando ripenso a quello che è successo a mente fredda!

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    1. Ciao Elena! Grazie per il tuo commento! Sono d’accordo con te su tutto! Dovremmo tutt* diventare più consapevoli e smettere noi stessi (anzi parlo per me) con commenti e comportamenti che possono ledere e offendere gli altri, anche se inconsapevolmente. Per quanto riguarda i fatti descritti nel post e nel gruppo facebook di Un anno di meraviglia credo che la soluzione sia proprio non stare più zitt*. Incazzarsi e manifestarlo apertamente. Purtroppo per me il problema non è di scarsa consapevolezza, è proprio che non riesco a rispondere lì per lì. Non riesco proprio a reagire, mi sento bloccata, immobile. Però vedrò di lavorarci sù! 🙂

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  3. Ciao Irene, capisco perfettamente come ti senti e come ti sei sentita quando è successa quella cosa dell’autobus e il tuo ragazzo ti ha sminuita ridendo. A me ne sono successe parecchie, dalle toccatine in pullman ai commenti per strada. Ma crescendo sto imparando a farmi valere e ad agire in situazioni che mi mettono a disagio.
    Una volta, mi è successo un episodio che mi ha fatto rabbriividire anche nei giorni successivi all’accaduto. Ero sul tram affollatissimo, seduta. Ad un certo punto mi cade l’occhio su un signore anzianotto: ad ogni frenata o simile si appoggiava ad una ragazzina che gli dava le spalle. All’inizio ho aspettato per vedere se non fosse solo una coincidenza e colpa dell’affollamento (a volte capita involontariamente di urtare le persone). Quando si è svuotato un po’, soprattutto la parte vicina a questo tizio, lui non si è mosso, e continuava a tenere e appoggiare il suo pacco al sedere di questa povera ragazzina, che tra l’altro non se ne era neanche accorta perchè stava chiacchierando con le amiche. Al che mi sono girate le balle e ho chiesto al signore di spostarsi, visto che il bus aveva un sacco di spazio libero. Gliel’ho dovuto ripetere più volte perchè faceva finta di non sentirmi, poi quando gli ho toccato il braccio per fargli capire che sì, parlavo con lui, ha cominciato a urlare dicendo “Stai zitta! Io ti denuncio, come ti permetti di dire una cosa del genere. Chiamo la polizia!” e mi ha tirato una manata addosso. Guarda caso la fermata successiva è sceso. (Tra l’altro poi l’ho rivisto su un altro pullman, sempre affollato). La cosa che mi ha fatto più schifo, oltre a questo vecchio che alle 8 del mattino aveva bisogno di strusciarsi, è stato che non una persona è intervenuta quando questo tizio mi stava mettendo le mani addosso. Non una!

    Io sono orgogliosa del mio gesto di quel giorno. Avevo paura? Sì, una paura folle che potesse aggredirmi, ma mi sono stufata di stare zitta e sopportare sia per quello che succede a me, sia per quello che vedo fare agli altri. Mi sento ugualmente responsabile, se sto vedendo fare qualcosa a un’altra persona e non intervengo.

    E non giustifico le azioni schifose che succedono, dicendo che chi le compie è un cretino o un cerebroleso o ignorante. Non bisogna nè giustificarle, nè compatirle, ma sono affrontarle!

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    1. Ciao Virginia! Grazie per questo commento! Che dice, ammiro tantissimo il coraggio con cui sei riuscita ad affrontare questa situazione e credo che, come dici tu, sia arrivato il momento di smettere di giustificare e sminuire comportamenti del genere. Grazie ancora per questa tua testimonianza! 🙂

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